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Matteotti, Giàcomo.

Uomo politico italiano. Laureato in Legge, aderì giovanissimo alle idee socialiste, divenendo seguace del riformismo di F. Turati. Cooperò all'organizzazione economico-sindacale e all'attività politica socialista nella provincia di Rovigo. Deputato socialista dal 1919, nel 1922, a seguito dell'espulsione dei riformisti dal Partito Socialista Italiano e della nascita del Partito Socialista unificato, fu nominato segretario di questa nuova formazione. Come parlamentare sostenne la riforma agraria e la politica antiprotezionistica e combatté apertamente il nascente regime totalitario del Fascismo. Il 30 maggio 1924, alla riapertura della Camera, tenne un famoso discorso in cui denunciò i brogli elettorali e le violenze perpetrate dai fascisti durante la campagna elettorale. A seguito di questo discorso fu aggredito il 10 giugno a Roma sul lungotevere Arnaldo da Brescia da alcuni sicari fascisti (A. Dumini, A. Volpi, A. Malacria, A. Poveromo, G. Viola); il suo cadavere fu rinvenuto alla Quartarella il 16 agosto 1924. La notizia del delitto, di cui furono corresponsabili le più alte personalità del Fascismo, suscitò una viva reazione nella Nazione e determinò l'astensione dai lavori parlamentari da parte dei gruppi d'opposizione al Fascismo (V. AVENTINO), mettendo temporaneamente in crisi il regime. Nel processo tenutosi nel 1926, i sicari furono condannati a pene nominali e presto amnistiati; nuovamente processati nel 1947 gli esecutori materiali furono condannati a pene più severe (Fratta Polesine, Rovigo 1885 - Roma 1924).